istribuendo. È necessario che vengano risolti tutti i problemi di carattere tecnico. "Da parte mia - conclude Milillo - sono favorevole e credo che il progetto non vada fermato, ma forse sarà necessario avere più tempo prima che la riforma vada a regime".

(Luglio 6, 2010)

 

 

 

 

Tutti pazzi per gli itegratori, le ‘aggiunte’ più amate dagli italiani

di Irma d'Aria

Un italiano su tre fa consuma integratori alimentari, come minerali, vitamine e fermenti. Si usano per la pelle, per la dieta e per la stanchezza. Non possono vantare proprietà terapeutiche, eppure vengono proposti per colmare eventuali carenze nutrizionali. Gli esperti si chiedono se facciano davvero bene

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Li usiamo per combattere l'insonnia o la stanchezza primaverile, per dimagrire e per preparare la pelle al sole dell'estate. Insomma, ricorriamo agli integratori come se fossero la soluzione giusta per avere una marcia in più. Del resto, i dati parlano chiaro: secondo una ricerca condotta dalla Federsalus (Federazione Nazionale Produttori Prodotti Salutistici), il 32% degli italiani, e cioè 1 su 3, fa uso di integratori alimentari, e specificatamente il 50% di minerali e vitamine, il 36% circa di fermenti lattici e il 14% circa di integratori energetici sportivi. Un consumo che, stando ai dati raccolti da Nielsen, quest'anno sono in ulteriore aumento del 13,4%.

Ma sappiamo veramente di cosa si tratta? "Gli integratori sono prodotti che contengono uno o più nutrienti generalmente di derivazione alimentare", ci spiega il dottor Andrea Ghiselli, nutrizionista dell'Inran, l'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione. "Per legge", prosegue il nutrizionista "non possono vantare proprietà terapeutiche, ma vengono proposti per colmare eventuali carenze nutrizionali". In realtà, nella maggior parte dei casi, non ci sarebbe bisogno di nessuna integrazione perché con un'alimentazione corretta riusciamo ad introdurre tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno. "Se ci sono delle carenze", mette in guardia Ghiselli "significa che la nostra dieta non è equilibrata. Ma la soluzione non è l'integratore, quanto piuttosto la correzione del regime alimentare".

Il fatto è che è molto più semplice prendere una pillola piuttosto che modificare le cattive abitudini alimentari. Ci sono, però, alcuni casi in cui l'integrazione può essere indicata. "Alle donne in età fertile che stanno cercando una gravidanza" prosegue il nostro esperto "tutti i ginecologi prescrivono acido folico per la prevenzione delle turbe dello sviluppo neurale". Anche gli anziani e i bambini molto piccoli che magari non seguono proprio un'alimentazione corretta potrebbero aver bisogno di un'integrazione, ma l'importante è non far da sé e ricorrere sempre al medico che, attraverso le analisi del sangue, può verificare se ci sono carenze di minerali. Un consiglio può arrivare anche dai medici specializzati in ecologia clinica, nutrizione orto molecolare o medicina funzionale.

A volte, però, all'integratore si ricorre per motivi più estetici che medici. È proprio quanto avviene in questo periodo dell'anno in cui, soprattutto le donne, cercano soluzioni al problema del sovrappeso, alla stanchezza oppure si preparano al sole estivo. Questi sono i tipici casi in cui si salta il medico e si va direttamente in farmacia, al supermercato e sempre più spesso in internet con l'obiettivo di risparmiare. Occhio, però, perché le truffe sono molto frequenti e possono essere rischiose per la salute. È per questo che FederSalus scende in campo a difesa dei consumatori. "Stiamo lavorando affinché tutti gli integratori siano prodotti e commercializzati rispettando non solo le norme di legge, ma anche i parametri di eccellenza" dichiara Germano Scarpa, presidente di FederSalus. "Per questo abbiamo definito una serie di regole, raccolte in un Codex Herbarum che viene costantemente aggiornato e propone limiti da imporre alle aziende produttrici".

Ma ci sono dei casi in cui gli integratori possono danneggiarci anziché farci bene? Sembrerebbe di sì: "Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica JAMA" spiega il dottor Ghiselli "ha dimostrato che la supplementazione di alcune vitamine ed in particolare della vitamina E, A e del beta-carotene possono aumentare la mortalità per tutte le cause". Un eccesso di vitamina C, invece, può innescare la formazione della cataratta negli occhi. Ciò vale naturalmente nel caso in cui se ne assumano dosi massicce per lunghi periodi. I risultati di una "cura" con gli integratori, infatti, si vedono abbastanza rapidamente. Nel caso di vitamine e minerali, per esempio, ci vogliono un paio di mesi.

Insomma, sarebbe meglio lasciar fare all'organismo fornendogli in modo naturale tutte le sostanze naturali che gli servono con un'alimentazione il più possibile varia. "Sfatiamo anche il mito" chiarisce il nutrizionista "secondo cui la cottura ammazza tutti i nutrienti a parte la vitamina C che è termolabile. L'unica cottura da evitare è la frittura". E sul cosa mangiare ce n'è per tutti i gusti: con cinque porzioni medie al giorno di frutta (in particolare, agrumi e kiwi) e di verdura cruda (peperoni, rucola e cavolo) si fa il pieno di vitamine C, K, acido folico, betacarotene e di alcune vitamine del gruppo B. Per conservare intatte queste sostanze nutritive, è sufficiente acquistare sempre cibi freschi, lavare frutta e verdura bene, ma velocemente e scegliere cotture veloci.

(Maggio 31, 2010)

 

L'UNITA'

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2010-02-08

 

 

il SOLE 24 ORE

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2010-02-08

Solo un medico su tre invia i certificati online

Paolo Del Bufalo e Rosanna MagnanoCronologia articolo02 agosto 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2010 alle ore 08:00.

Non decolla l'invio online dei certificati malattia all'Inps. Una norma prevista dal "progetto Tessera sanitaria" che negli ultimi mesi ha scaldato gli animi dei medici "prescrittori", vale a dire quelli che devono provvedere all'invio e che in caso di inadempienza, quando il sistema sarà a regime, rischiano pene che vanno dal deferimento disciplinare al licenziamento per i dipendenti e alla perdita della convenzione per i medici di medicina generale.

Solo un medico su tre è "attrezzato" per inviare all'Inps i certificati. Un'avanguardia di 60.126 dottori su un totale di 192.742 tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, guardie mediche e medici dipendenti di Asl e ospedali. E in tutto sono stati trasmessi al 23 luglio scorso – ultima rilevazione del ministero della Salute pubblicata sul settimanale "Il Sole-24 Ore Sanità" in distribuzione da domani – 121.335 certificati online. In un mese quindi (dal 19 giugno al 18 luglio, periodo di collaudo) ha viaggiato su web il 3% circa dei 4,2 milioni di certificati che ogni mese sono inviati con il sistema cartaceo (in tutto 50 milioni l'anno). Secondo le stime del ministero dell'Innovazione, il passaggio sul web, una volta ultimato, porterà a un risparmio di circa 500 milioni, ma se il ritmo restasse quello appena registrato non si andrebbe oltre i 15 milioni l'anno.

Insomma una partenza al ralenti. Mentre il governo vara con la manovra le ricette telematiche - che dovranno viaggiare online con le stesse modalità - il sistema stenta, anche se il collaudo è finito il 18 luglio, come stabilito in una circolare del ministero dell'Innovazione. Per questo, il tavolo tecnico del monitoraggio (ministeri di Salute, Economia, Innovazione, Inps, Inpdap, FnomCeO e Regioni) ha dato un "giudizio complessivamente non positivo" e ha chiesto ufficialmente di poter "continuare il periodo di collaudo". Ma l'obbligo dell'invio non si ferma: resta "pienamente operativo, senza proroghe", sottolinea il ministero. Si bloccano invece fino a collaudo effettuato le sanzioni.

Colpa delle regioni che non si organizzano e non organizzano programmi e piattaforme, sostengono i medici. E nella gara virtuale degli invii tra le regioni, questa volta la maglia nera non va al Sud ma al Nord-Est. Secondo la rilevazione del ministero, dei 121.335 certificati la stragrande maggioranza sono arrivati all'Inps dal Nord-Ovest: 93.095, trasmessi da 29.973 medici abilitati. E di questi 90.037 dalla Lombardia, regione che vanta ormai da anni una tradizione di informatizzazione quasi completa dei servizi che di medici abilitati ne ha da sola 25.295. Segue il Sud con 10.216 certificati probabilmente legati ai programmi di informatizzazione dei medici "di base", implementati negli ultimi anni dal programma E-gov 2012. Al Centro, nonostante il numero elevato di "prescrittori" (quasi 40mila) sono stati trasmessi 9.800 certificati dai 10.775 medici abilitati. Ultimo il Nord-Est, che di certificati ne ha trasmessi 8.231 da parte degli 11.176 medici abilitati di cui 8.613 nelle sole Veneto ed Emilia Romagna.

In ogni caso il gradimento dell'intera operazione resta, tra i dottori, molto basso. Da un sondaggio realizzato da Health Monitor CompuGroup Medical in sinergia con Il Sole 24 Ore Sanità, su 1.000 camici bianchi intervistati in tutta Italia risulta che i certificati malattia online porterebbero pochi vantaggi per il Ssn e i pazienti e ancora meno per i medici e che l'obbligatorietà è il "rospo" più difficile da ingoiare per l'81% del campione.

Altra certezza dei medici è che informazioni adeguate, connettività e strumenti informatici debbano essere forniti dalle aziende. In questo caso le percentuali di risposta sono pressoché omogenee: 88,33% al Nord-Est, 84,79% al Nord-Ovest, "solo" l'80,15% al Centro dove però è presente il maggior numero di indecisi (3,68%) e 83,53% al Sud.

Infine, il giudizio sull'utilità della certificazione online. Bassissima la percentuale di chi ritiene che il meccanismo possa portare vantaggi ai medici: si va dal massimo del 18,3% di giudizi positivi al Sud ad appena il 3,33% al Nord-Est. Ma è bassa anche la percentuale di chi giudica ci siano possibili vantaggi gestionali per il Servizio sanitario: si va dal minimo del 20% di "sì" del Nord-Est al massimo del 35,11% del Sud. Valori mediamente bassi anche per gli eventuali vantaggi per i pazienti. Con l'unica eccezione del Nord-Ovest, dove il 43,16% dei medici la pensa diversamente.

IL NUOVO SISTEMA

- I medici del Ssn che possono rilasciare un certificato di malattia sono circa 190.000 (tra cui 60.000 medici di medicina generale e guardie mediche, 7.700 pediatri e 125mila medici dipendenti delle Asl e degli ospedali)

- I lavoratori dipendenti sono circa 17 milioni (3,5 milioni appartenenti al settore pubblico e 13,5 milioni al settore privato)

- I certificati di malattia prodotti ogni anno e inviati all'Inps per i controlli sono circa 50 milioni (e altrettanti gli attestati, quelli che giustificano l'assenza dal lavoro e sono privi della diagnosi): si stimano 100 milioni di pezzi di carta che circolano tramite raccomandata a/r o fax e che devono essere conservati

- L'Inps dedica 500 persone al data entry dei certificati del settore privato

- Il costo medio per la collettività dovuto alla gestione del "ciclo dei certificati di malattia cartacei" ammonta a circa 10 euro a certificato

- Il risparmio introdotto dalla digitalizzazione dovrebbe ammontare a oltre 500 milioni

- Il collaudo dell'invio online dei certificati è partito ad aprile 2010 e dal 19 giugno al 18 luglio (termine previsto per l'entrata a regime del sistema) la sperimentazione prevedeva l'impossibilità di utilizzare ancora i documenti cartacei

 

 

 

 

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